E’ stato un anno di forte cambiamento per tutti
A fine febbraio ci siamo ritrovati di fronte a un fenomeno esterno nuovo, sconosciuto e inaspettato.
Di colpo abbiamo assunto una nuova “posizione” che diversamente da una Asana di yoga potrei definire bizzarra e scomoda se mantenuta così a lungo: quella dell’Appeso, uno degli arcani maggiori che amo di più tra i Tarocchi marsigliesi.
Non a caso li ho spolverati e studiati seriamente proprio durante il Lockdown, tra lezioni di Yoga online e videochiamate di counselling.
L’Appeso è ognuno di noi rispetto al Covid 19.
A livello sociale, lavorativo e relazionale, nessun altro archetipo rappresenta meglio la situazione in cui ci siamo ritrovati di colpo e il ruolo comune che abbiamo avuto rispetto all’ esperienza universale della pandemia.
Restare fermi, legati all’evolvere di una situazione esterna, e il dover rimanere immobili, ha attivato in noi emozioni diverse.
Ansia rispetto a una malattia sconosciuta, rabbia per l’impotenza di poter fare poco, noia per l’isolamento generale e protratto nei mesi, incertezza per il proprio futuro lavorativo, stress per la riorganizzazione dei tempie degli spazi condivisi, disorientamento per la ricerca di nuove abitudini e strategie di sopravvivenza valide alla giornata.
Qualcosa di positivo c’è stato di sicuro.
La riscoperta del tempo perduto, il bisogno di inventarsi qualcosa da fare a casa, costretti per forza di cose.
Ha toccato tutti ovunque, e questo ci ha obbligati a ri-pensare alla collettività, e a come cambiare strada per poter tornare a vivere normalmente.
Restare appesi richiede lo sforzo di capovolgere prospettiva: in passato abbiamo guardato alla nostra vita e a quelle degli altri senza troppa attenzione, ma dopo la pandemia abbiamo capito che siamo inevitabilmente connessi con quello che esiste al di fuori di noi.
Ora siamo consapevoli del fatto che non siamo onnipotenti e che la Natura è più forte, sempre.
Ce ne siamo quasi dimenticati nel corso dei secoli, ma è comparso un virus invisibile e pericoloso a darci la Lezione.
Alejandro Jodorowsky riconduce all’Appeso il significato di sosta, meditazione e dono di se stessi.
In questa carta, le pendu si è allontanato dal mondo degli umani, cui viene unito soltanto dalla corda che lo lega a una traversa, in mezzo ai due alberi che lo sostengono.
L’Appeso esprime una sosta totale, legato a testa in giù, con i capelli che ricadono verso le profondità quasi a volervi mettere le radici.
Sospeso tra cielo e terra, aspetta di rinascere e di far nascere il suo nuovo essere.
L’Appeso piega una gamba dietro l’altra per restare meglio immobile e il più comodo possibile.
Allo stesso modo le sue mani, simbolo della capacità di agire, sono incrociate dietro la schiena: non fa, non sceglie.
L’Appeso siamo noi che cambiamo sguardo sulle cose e cambiamo quindi punto di vista.
L’anno che volge al termine ci ha sicuramente insegnato che la stasi, per quanto forzata e imposta, può giovarci per scendere a fondo nei progetti, nella conoscenza di se e nel lavoro interiore.
Chi è iperattivo avrà trovato più difficoltà di chi è tendenzialmente più lento e ricettivo.
L’Appeso è archetipo del riposo, che a sua volta è complementare al movimento, al viaggio e all’azione nel mondo.
L’augurio per gli spiriti liberi che leggono il blog è che da questo contatto profondo con noi stessi nascano nuovi viaggi di trasformazione e ogni realizzazione.