Finalmente l’Ashtanga Yoga nel Borgo Campidoglio e al parco Pellerina!
Per dire di sì allo yoga degli “8 rami”, bisogna diventare spiriti liberi: lo consigliamo a chi abbia voglia di spolverarsi di dosso le tossine e “viaggiare” a piedi nudi sul tappetino. Se siete pigri, non fa per voi 🙂
Il corso prevede la pratica della Prima Serie (Chikitsa) di Pattabhi Jois, che disintossica, rafforza ed allinea il corpo.
Lavoreremo sullo spirituale attraverso il fisico: la nostra mente si focalizzerà sul corpo durante la sequenza delle asana e si calmerà grazie all’attento coordinamento di respiro, movimento e concentrazione dello sguardo. In fondo, il mondo si divide in chi si diverte come un guerriero in virabadrasana I e chi sul divano 🙂
Guidate: classe guidata in cui si impara la prima parte della prima serie di Ashtanga Yoga ( fino a navasana).
In un certo senso lo yoga è il più semplice cammino che porta al self-empowerment. Il sé che viene valorizzato non è il senso dell’io (ego) della psicologia occidentale.
E’ il Sé superiore dentro di noi, l’anima la cui esperienza diretta conduce alla trascendenza del sé e alla morte del piccolo ego, per lasciare libera di splendere la brillante luce che abbiamo dentro di noi.
Lo yoga è, come il counselling, un percorso per diventare spiriti liberi.
Ma andiamo con ordine.
Che cos’è lo yoga in origine?
La risposta si trova negli Yogasutra di Patanjali che lo definiscono “l’arresto delle modificazioni della mente”.
Per comprendere l’obiettivo di questa disciplina orientale, che a mio avviso è una vera e propria “autopsicologia applicata”, occorre soffermarsi su una premessa.
Lo yoga parte da una dualità essenziale tra la coscienza pura e la materia onnicomprensiva. La coscienza pura (l’Essere, il Sé supremo) è il nucleo e il centro dell’uomo, un punto fermo che rimane uguale in sè stesso. Può essere paragonata alla qualità della luce e non deve essere confusa con il concetto occidentale di mente.
Dal punto di vista dello yoga, la sofferenza psichica e la malattia sorgono quando gli uomini confondono il proprio nucleo interiore, la coscienza pura appunto, con i loro pensieri e le loro idee, che fanno parte invece della materia. Le tecniche dello yoga mirano ad aiutare l’uomo a staccarsi e a liberarsi dalle identificazioni con ciò che lo circonda nel mondo materiale (e mentale), e a connettersi con il suo vero centro interiore, la coscienza pura.
Qualsiasi cosa non sia pura coscienza fa parte della materia, quindi anche la psiche e i suoi contenuti! La materia si trova in uno stato di movimento e di trasformazione costanti, all’interno di tre qualità di base (dette guna) che possono essere descritte come movimento ed energia (rajas), pesantezza e inerzia (tamas), leggerezza e spazio (satva). Queste qualità sono delle tendenze che possono essere modificate attraverso le otto tappe che compongono l’ottuplice sentiero verso la Liberazione, detto ashtanga yoga.
Gli 8 rami (anga) che lo formano sono:
1.”Yama”, i comportamenti da tenere verso gli altri e verso l’esterno
2.”Nyama”, i comportamenti da tenere verso sè stessi
3.”Asana”, le posture
4.”Pranayama”, il controllo del respiro
5.”Pratyhara”, il controllo dei sensi
6.”Dharana”, la concentrazione in un punto
7.”Dyana”, la meditazione
8.”Samadhi”, l’unione con la coscienza pura, pace completa
In parole semplici, l’Ashtanga Yoga richiede di lavorare sullo spirituale attraverso il fisico.
Si inizia faticando nella pratica (sadhana) delle posture mentre la nostra mente si concentra sul corpo, sul respiro (prana) e sullo sguardo (dristi). Per rendersi conto dei benefici dello yoga è necessario praticare quanto più possibile. Non si tratta di qualcosa che possa essere spiegato con la filosofia:
è qualcosa che deve essere sperimentato direttamente dall’interno, portando la consapevolezza al movimento e all’azione.
Con l’attento coordinamento di posizione, respiro e concentrazione, il fuoco interno della purificazione si accende e il Viaggio di trasformazione ha inizio.
Gli otto livelli del samadhi non sono così immediatamente raggiungibili da ciascuno in un breve periodo di pratica e forse nemmeno nel corso di una sola vita. Tutta la parte fisica dello yoga (rami dal 1° al 3°) non è altro che una preparazione per gli stati più profondi dello yoga (dal 4° all’8° anga).
Gli yama sono i principi morali che ci dicono come comportarci eticamente nel mondo. Comprendono ahimsa (nonviolenza), satya (verità, onestà), asteya (non rubare), brahmacharya (continenza, moderazione) e aparigraha (non possedere).
Gli nyama sono le regole di condotta che definiscono come dovremmo essere in relazione con noi stessi. Includono saucha (pulizia, purificazione), santosha (apprezzamento di ciò che si ha), tapas (determinazione, autodisciplina), svadhyaya (studio e conoscenza di sé) e ishvarapranidhana (abbandono al Divino, inteso anche come rinuncia alla pretesa del controllo su di sé e sugli altri, accettare che non tutto dipenda da me e che io non possa cambiare la realtà delle cose).
Praticare regolarmente le asana purifica l’area intorno al cuore spirituale e rimuove i veleni (desiderio, rabbia, delusione, avidità. Invidia e pigrizia).
Praticare con forte determinazione le posture è dunque il metodo principale per modificare strati di schemi comportamentali profondamente radicati. La mente umana non è educata a mantenere uno stato equilibrato bensì a correre verso il piacere e a sfuggire dal dolore; questo costante sforzo alimenta il ciclo della sofferenza.
La pratica regolare insegna a liberarsi da questi modelli di reazione che causano dipendenza e a trasformare lentamente la nostra mente in un luogo di pace.
Una volta stabilito questo approccio integrato allo sviluppo spirituale, il fuoco interiore purificante (agni) viene acceso e letteralmente brucia abitudini non salutari, tossine fisiche e blocchi emozionali. Si dice che
agni coincida con il risveglio dell’energia spirituale all’interno del nostro corpo e sia accompagnato da un enorme calore interno. Per questo la pratica fisica dello yoga (karma yoga, yoga dell’azione) è importante: perché solo così sperimentiamo i veri effetti della pratica all’interno del nostro corpo e della nostra vita. Solo così sarà possibile integrare la saggezza dei sacri insegnamenti dello yoga nella nostra vita quotidiana e potremo sperimentare quella conoscenza di noi stessi che ci dà la forza e che è l’essenza dello yoga.
Lo yoga trasforma le persone non esigendo il cambiamento, ma ispirandolo dall’interno, e la sadhana quotidiana fornisce le fondamenta per tale trasformazione.
Lo yoga rivela queste relazioni, descrive le difficoltà nel percorso verso lo stato della libertà e offre strumenti e tecniche che aiutano a trovare l’accesso alla coscienza pura.
Quindi per yoga si intende il metodo per giungere alla consapevolezza che libera l’individuo dall’intreccio con le sue identificazioni, permettendogli di trovare la sua via alla libertà interiore.
Poiché il corpo e la psiche appartengono ugualmente al mondo della materia, non esiste separazione né preferenza tra corpo e psiche. Le posizioni (asana) si basano su tecniche che aiutano ad avvicinarsi allo stato di consapevolezza, attraverso l’azione disinteressata. Altre tecniche includono gli esercizi di respirazione yogica completa (addominale, toracica e clavicolare insieme), la concentrazione in un punto, la meditazione e uno stile di vita coerente e sensato (yama e nyama).
La psicologia, invece, parte dal presupposto contrario dello yoga, perché ritiene che quasi tutti i processi mentali e psichici siano inconsci, e che la coscienza abbia una parte minima nelle decisioni dell’uomo.
È lecito chiedersi dunque se lo yoga inizi laddove termini il counselling. Sicuramente esistono dei punti in comune tra questi due strumenti per il benessere olistico, per quanto provengano da due culture diverse.
Entrambi mettono a disposizione metodi olistici per la crescita umana. Lo yoga ha come obiettivo il riscatto dalla sofferenza, mentre il counselling vuole mettere l’uomo nella condizione di poter rinunciare alle repressioni e alle negazioni, in modo da affrontare la vita con maggiore consapevolezza e libertà.
L’esperienza concreta mi ha insegnato che possono completarsi e sostenersi a vicenda, e quindi beneficiare reciprocamente uno dall’altro.